depressione sgrammaticata errata nell’ortografia priva di aderenza alle regole di punteggiatura da leggere con il ritmo l’inflessione la velocità che si vuole

Fuck fuck fuck FUUUUCK

non so di rime so sillabare a fatica
mene sbatto della metrica ho bisogno
solo di seguire i battiti e le pause
che il mio cervello urla

non so l’ortografia la rifiuto da sempre
virgole punti interrogativi esclamativi di sospensione
o semplicemente punti che spezzano flussi
di pensiero

ma non posso non riesco non devo
smettere lasciare marcire e infine
scomparire la chiave che ha permesso in anni
più roventi ed estremi il rimanere a galla
con un minimo di orgoglio

merdemerdemerdemerdemerde

scuse scuse scuse solo questo
leggono i miei occhi sentono le mie orecchie
percepiscono le mie mani
a ogni verso che si scontra con la pagina
a ogni azione che progettante cerca luce
nel caos dei miei pensieri

púdrete jódete púdrete jódete

scappatoie ne vorrei e più di una
dai miei incubi una valvola di sfogo da quella spirale
i cui artigli lacerano strappano slabbrano la carne
liberando rigagnoli di sangue che la riscaldano
prima di rattrappirla la pelle coagulando
senza creare cicatrici

la dracu’ cu la dracu’ cu la dracu’ cu

gira volteggia rota volge su sé stesso
come realmente fosse unico e uno
l’ingorgato turbinante vortice di sensazioni
emozioni sentimenti percezioni
schegge affilate acuminate appuntite
altre armi della spirale non contenta di artigli velenosi
tossici soffocanti

foda-se foda-sefoda-sefoda-sefoda-se

miasmi vapori umori fatiscenti decomposti
inebrianti intossicanti annebbianti
mentre scendono nelle arterie risalgono le vene
sfiorando ogni organo tessuto cellula
divorando secondi minuti ore giorni mesi anni
in un apatico conto alla rovescia verso
la vittoria dell’entropia

livra-me  salvați-mă  sálvame sauve moi save me

urla queste parole o tu che leggi
forse qualcuno o qualcuna ti ascolterà
certo che sono della tua maggior purezza
del tuo non non guardare nell’abisso che i miei occhi
specchiano
semplicemente rimanendo aperti
che le mie orecchie echeggiano
perennemente
che la mia lingua assapora
non importa quale delicatezza degusti

pregale quelle parole
forse un dio accoglierà la sincerità della tua fede
e in sonno o catalessi mi indicherà
il senso dell’uragano di pensieri
che infine solo mi inchiodano al suolo

oppure sorridete sghignazzate scuotete
la testa condiscendenti alle sciocchezze
di un viziato chiaramente debole
essere che non sa scuotere le spalle
stringere i denti farsela passare
e infine vivere come tutti sanno fare


“It is sometimes an appropriate response to reality to go insane.”
― Philip K. Dick, Valis

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